venezia 13 febbraio 2011

venezia 13 febbraio 2011
VENEZIA 13 FEBBRAIO 2011 - (manifesto - su idea di Chiara Mangiarotti, realizzazione di Giulia Pitacco)

mercoledì 22 giugno 2016

LETTERA CONTRO IL FEMMINICIDIO ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA



 ALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA LAURA  BOLDRINI                
 Slavica Alessandra  Michela  Federica  Kamaljit  Maria Teresa  Sara  Anna  Deborah  Natalia  Michela  Mariangela  Annalisa  Assunta  Emilia  Liliana  Liliana  Moira  Franca  Monica  Sabina  Rosa  Laura  Mirella  Mariana  Gisella  Maria  Rodica  Anna Maria  Marianna  Larisa  Mirella  Marinella  Luana  Anna  Nerina  Patrizia  Isabella  Gloria  Nelly  Nadia  Ashley Bonaria  Katia  Marina  Gemma 
E siamo solo al 16 giugno.
Non ci sono parole per esprimere lo sconforto, l’indignazione, la frustrazione anche, che si fanno presenti come sentiamo l’ennesimo aggiornamento. Ma non ci diamo per vinte. La nostra prima campagna di sensibilizzazione è stata MAI PIU’ COMPLICI.
E’ ancora valido quello che dicevamo quando il termine femminicidio non era così drammaticamente accettato. Ora di femminicidio si parla dappertutto e le sedie vuote si incontrano nelle chiese come nelle portinerie dei palazzi di giustizia. Non è difficile che un qualche evento pubblico esponga una scarpa rossa o che a qualche finestra sia appeso un drappo rosso. Piccoli segni che contano.   













Tra le vittime ci sono anche donne provenienti da altri paesi che cercavano un’alternativa alla fame, alla guerra e spesso alla violenza.
Dalla Convenzione di Istanbul del maggio 2011 al Piano antiviolenza, dalle Risoluzioni ONU all’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile.
Non crediamo  sia necessario che ci siano nuove leggi anche se andrebbero senz’altro discusse urgentemente le proposte già presentate relative al risarcimento, al sequestro dei beni, alla reversibilità della pensione che viene data al padre assassino anziché ai figli. Ribadiamo: attuiamo fino in fondo quelle che già ci sono e diamo i finanziamenti che servono alla loro applicazione.
“La violenza, influendo negativamente sui risultati scolastici delle donne, sulle loro capacità di successo lavorativo e sulla  loro vita pubblica, allontana progressivamente le società dal conseguimento dell’obiettivo dell’uguaglianza di genere.” ( ONU )      
  

Non perdiamo tempo , agiamo su quello che abbiamo: ricordiamo gli studi effettuati dal Consiglio d’Europa che rilevano i dati relativi alle conseguenze sui minori della “violenza assistita”. Questi bambini-bambine che assistono a maltrattamenti familiari con grande probabilità saranno portatori di comportamenti violenti in età adulta. Il superamento riguarda la formazione e la cultura perché è nella scuola che bambini e bambine, ragazze e ragazzi, uomini e donne si confrontano sui diritti, sulle dinamiche delle relazioni affettive, nell’identificazione degli stereotipi di genere o dei comportamenti prevaricanti e aggressivi. Ricordiamo i dati tragici portati alla luce dal progetto europeo switch-off  grazie al lavoro di Anna Costanza Baldry. Le vittime non sono drammaticamente solo le donne che vogliamo sempre ricordare ma anche quelle che vengono definite “vittime secondarie” e che sono da sole un’emergenza: più di 1000 negli ultimi anni. I figli appunto che assistono alla mattanza.        













Il piano della prevenzione è fondamentale: dai nidi alle scuole di ogni ordine e grado, va attuata in tutte le forme quell’educazione all’affettività che è base formativa. Gli intoppi sono molti ed anche qui ci sono spesso battute di arresto.
Condividiamo il suo appello ai mass media quando invita a parlare dalla parte delle vittime e a smettere di parlare di raptus perché la maggior parte delle donne uccise aveva già subito molte minacce e chiesto aiuto. E i messaggi pubblicitari che “ci restituiscono in larga parte una figura femminile ammiccante, quasi sempre svestita, per vendere qualsiasi cosa. Sono misure che sminuiscono le donne , le oggettivizzano…. E gli uomini in giacca e cravatta che conducono programmi televisivi contornati da vallette seminude. Anche le tv devono prendersi le loro responsabilità”.
I centri antiviolenza, le case protette devono avere tutto il possibile … parliamo di finanziamenti….per funzionare!!













Il personale degli ospedali come gli operatori giudiziari devono essere formati, come gia’ si è cominciato a fare. Che ne è del Progetto Viola rivolto ai medici di base?
Ci rivolgiamo a lei, presidente Boldrini, perché si faccia interprete nelle sedi appropriate presso il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, del Senato e presso il Parlamento tutto , della gravità del momento e della necessità di bloccare questa situazione , tutti UOMINI e DONNE.
Siamo con Lucia Annibali quando ribadisce che il femminicidio è un dramma delle donne ma è un problema degli uomini. Di tutti gli uomini non solo di quelli che definiamo mostri o bestie. La ferocia che in loro emerge ha un terreno fertile ovunque: nelle famiglie, nelle scuole, nei posti di lavoro, nella società, nelle quotidiane discriminazioni di cui sono vittime le donne troppo spesso valutate ancora per le loro qualità di mogli fedeli, madri devote, compagne, vallette , modelle.

Senonoraquando Venezia                                               Venezia-Mestre 16 giugno 2016



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