se non ora quando venezia
Apriamo il blog di "Se non ora quando" di Venezia, per continuare ad incontrarci dopo la manifestazione del 13 febbraio 2011. Abbiamo a disposizione uno spazio da riempire con tutte le cose che facciamo, che vogliamo raccontare, con le proposte che vorremmo condividere.
venezia 13 febbraio 2011
domenica 27 novembre 2022
martedì 22 novembre 2022
FLASH MOB 26 NOVEMBRE 2022
DONNA VITA LIBERTA’
25
NOVEMBRE GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE
DELLA
VIOLENZA CONTRO LE DONNE
SABATO 26 NOVEMBRE ORE 16,30 PIAZZETTA COIN A MESTRE
Chiediamo a donne e uomini di
partecipare al flash mob contro i femminicidi e contro ogni violenza sulle
donne.
La nostra voce si leverà alta per
dire i nomi delle donne che non possono più parlare, amare, vivere, in Italia
come in Iran, Afghanistan e tante parti del mondo. Con noi ci saranno uomini
che hanno detto:
TUTTO
QUESTO CI INTERROGA E CI RIGUARDA!
MAI PIU’
COMPLICI MAI PIU’ VITTIME!
Senonoraquando?Venezia
venerdì 18 novembre 2022
domenica 30 ottobre 2022
DONNA VITA LIBERTA'
DONNA VITA LIBERTÀ
JIN JIYAN AZADI
VENERDÌ 4 NOVEMBRE 2022
FLASH MOB
Dalle ore 16.30 alle 18.00 in PIAZZETTA COIN – Mestre
Promuovono: Se
non ora quando? Venezia, Resistenze,
Udic (Unione donne italiane e curde),
Centro studi donne per la pace,
Coordinamento donne Lega SPI Cgil Mestre,
In collaborazione con:
Associazione Democratica degli Iraniani
Aderiscono: ANPI
Provinciale, Emergency, Giuristi Democratici
*Vi invitiamo a portare un
foulard
email: senonoraquando.ve@gmail.com; blog: senonoraquandovenezia.blogspot.com
mercoledì 11 maggio 2022
Comunicato stampa del
COORDINAMENTO NAZIONALE COMITATI SE NON ORA QUANDO?
#catcalling
Noi donne, lo impariamo in fretta: che è meglio non girare da sole per strada, che è meglio farsi accompagnare da qualcuno. Che sul treno è meglio sedersi vicino a famiglie coi bambini. Che la nostra paura vale meno di niente.
Lo impariamo in fretta e lo impariamo da ragazze, alla scuola media o forse anche prima, quando i ragazzi si sentono autorizzati ad allungare le mani, quando per strada gli uomini ti gridano parole che neppure conosci.
Quando senza pensare spingi via chi sull’autobus ti mette le mani addosso, e tutti prendono in giro te: che non sei spiritosa, che non sai stare al gioco. Qual è il gioco?
Quando si accosta un’auto, e dal finestrino arrivano proposte o richieste, e finalmente riparte ma poi accosta di nuovo. E la paura, e il cuore in gola. Qual è il gioco?
Quando affretti il passo e poi corri, e ti inseguono gli insulti gridati e le risa. E l’affanno, e l’eco degli insulti nella testa. Qual è il gioco?
Non è un gioco, non è divertente, non è giusto!
Quando la stampa affronta la questione, come avvenuto per l’adunata degli Alpini, spesso parla di “complimenti”. Gli atteggiamenti, violenti e prevaricatori, non sono riconosciuti come tali e vengono accettati dal contesto, e trovano nel gruppo conferma e approvazione. Oppure, si prendono le distanze: fenomeni isolati di “maleducazione”, la forza del “branco”, gli effetti dell’alcool.
Sono molti, troppi, gli episodi che portano all’onore delle cronache il fenomeno delle molestie verso le donne, come successo per i festeggiamenti del Capodanno a Milano. Tutto viene affidato alle indagini, alle denunce, che nel nostro paese sono possibili solo quando si arriva alla violenza fisica. In Italia infatti il fenomeno delle molestie verbali
agite da sconosciuti, anche in gruppo, non è definita come reato. Perciò, non sarà sufficiente registrare l’assenza di denunce per metterci a tacere.
Il fenomeno delle molestie di strada, del catcalling, può essere contrastato solo da un cambiamento profondo della società. In molti paesi negli ultimi anni la legislazione ha cercato di muoversi nella direzione di una maggiore tutela delle vittime e del contrasto alla cultura violenta e sessista che sta alla base del fenomeno (in Francia, ad esempio, il reato è definito da un decreto del 2018).
Le donne e ragazze lo sanno, che la libertà rende più belle le strade da attraversare.
Siamo vicine a tutte le donne e le ragazze che hanno denunciato di avere subito molestie, e ringraziamo “Non Una di Meno” che ha raccolto queste testimonianze.
https://chng.it/j6qGDsf72P firma la Petizione
"Sospensione adunate degli Alpini a causa delle molestie nelle città ospitanti"
lunedì 6 dicembre 2021
FLASH MOB 30 NOVEMBRE 2021
Dal 2009 da quando l'artista messicana Elina Chuavet ha scelto per la sua installazione il colore rosso e le 'zapatos rojos' le 'scarpette rosse' a simbolo del cammino delle donne vittime di violenza.
Questo lungo e interminabile cammino ci porta oggi qui a fare questa strada , anche se per pochi minuti, a fianco delle donne che non ci sono più , colpite nel loro corpo in modo definitivo.
A dare la nostra voce nominandole una per una .
Sono tanti i nomi che leggeremo; dal 2012 sono 1080 le donne vittime di femminicidio, una ogni 3 giorni. Ogni giorno 89 donne sono vittime di reati di genere.
Le contiamo, leggiamo le loro storie, conosciamo qualcosa che ci viene raccontato delle loro vite, i figli che lasciano, gli affetti perduti, chi é e perchè un uomo ha deciso di mettere fine alla loro esistenza con un gesto feroce , un gesto di potere troppo spesso raccontato in modo ambiguo.
Ambiguità a volte trasmessa anche dalle parole sbagliate e paradossali di una giornalista.
Questo gesto non si chiama omicidio ma femminicidio.
Noi sappiamo tutto di questa strage, dove nasce, qual'è la sua radice.
E la sua radice è la cultura patriarcale che continua a segnare la nostra società.
Abbiamo detto in tanti anni e in diverse situazioni anche istituzionali che sono urgenti azioni coordinate di prevenzione attraverso progetti nelle scuole di ogni ordine e grado che educhino i giovani al rispetto e alla reciprocità, corsi di educazione sessuale per una sessualità consapevole e libera da stereotipi di genere.
Ma si oppone a tutto questo anche la delirante posizione di chi scambia l'educazione ai sentimenti e alle emozioni e al rispetto delle differenze per un attentato alla appartenenza al proprio sesso biologico.
Si dicono tante parole ma le parole non servono se non si trasformano in realtà e decisioni.
Servono priorità politiche , atti concreti che diano il segno inequivocabile di voler scardinare le resistenze culturali di una politica segnata profondamente e a tutti i livelli dal potere maschile.
Noi crediamo che fino a quando la politica, l'economia non assumono come fondamentale il valore delle donne facendone progetto strategico di un paese intero , dovremo continuare a contare
i numeri delle donne uccise, violate, maltrattare, stuprate, vittime di una società che pensa a torto di poter far a meno di noi e dovremo continuare a camminare a fianco delle donne uccise con le nostre “zapatos roios”,
Davide ci dirà di uomini che come lui stanno facendo un percorso di presa di coscienza.
Monica Giori ha scelto alcuni brani e ce li farà ascoltare con la sua voce e la chitarra.
Elvira delle 'voci di carta' reciterà alcuni Landai e due poesie di donne afghane.
Ancora qualche parola che non possiamo fare a meno di dire in chiusura del nostro flash mob .
E' in atto una crociata in alcuni paesi europei contro l'autodeterminazione delle donne , contro i diritti e le libertà riconosciuti e protetti dalla Convenzione.
La Turchia il 2 luglio si è ritirata in modo ufficiale dalla Convenzione. Negli ultimi 5 anni in Turchia c'è stato almeno un caso al giorno di femminicidio.
In Polonia la Convenzione di Istanbul è stata definita dal Ministro della Giustizia “ un'invenzione femminista che ambisce a giustificare l'ideologia omosessuale” richiedendone il ritiro.
In Polonia Izabela , 30 anni, é morta di infezione perché non poteva abortire , perché il tribunale Costituzionale ha stabilito che gli aborti per difetti congeniti del feto non sono costituzionali. Da questo anno in Polonia l'aborto non é più consentito tranne in pochissimi casi .
A Mazar i Sharif, a nord dell'Afghanistan, Frozan Safi, 29 anni, attivista per i diritti delle donne, é stata trucidata dai talebani assieme ad altre 3 donne.
E' stata riconosciuta dai suoi vestiti , aveva ferite da proiettile in tutto il corpo, il viso era distrutto.
Tutta questa ferocia ci sconvolge e ci stringiamo
a tutte quelle nostre sorelle che nel mondo subiscono ogni tipo di violenza, fisica, psicologica , economica, culturale. Sono sempre i nostri corpi e le nostre menti che vengono in tanti modi diversi annullati, sviliti, mortificati.
Sono i nostri diritti e le nostre libertà faticosamente raggiunte con anni di lotte, impegno e determinazione che vengono attaccati e spesso erosi lentamente ma con pervicacia , senza far troppo rumore.
Per questo dobbiamo stare attente, dobbiamo vigilare perché lo sappiamo che i diritti non sono per sempre.