venezia 13 febbraio 2011

venezia 13 febbraio 2011
VENEZIA 13 FEBBRAIO 2011 - (manifesto - su idea di Chiara Mangiarotti, realizzazione di Giulia Pitacco)

mercoledì 13 novembre 2013

LA PROMOZIONE DI UNA CULTURA OLTRE GLI STEREOTIPI DI GENERE


Stereotipi di genere e femminicidi 
Erano gli anni Settanta quando Elena Gianini Bellotti pubblicò il libro Dalla parte delle bambine:  osservando bambini e bambine dagli 0 ai 6 anni, dimostrava come fossero condizionamenti culturali, non fattori innati, a spingerli ad assumere atteggiamenti e prediligere modelli e ruoli di genere.  Si cercò in quegli anni di adottare pratiche educative volte, non tanto di annullare le differenze, ma ad evitare che fossero dettate da stereotipi, retaggi culturali patriarcali basati su  differenze oppositive quali attività/passività, aggressività/remissione, dominio/seduzione, ragione/sentimenti e via di seguito, dove il secondo elemento, attribuito al femminile, è sminuito di valore. Basta macchinette e pistole per i maschi, bambolotti e pentoline per le femmine; basta fiabe con principi e belle addormentate, liberi entrambi di esplorare il mondo e le proprie inclinazioni con uguali stimoli. Il movimento delle donne procedeva in quegli stessi anni, con la pratica dell'autocoscienza e la mobilitazione politica, alla critica degli stereotipi interiorizzati, delle immagini sessiste, dei modelli socialmente imposti come base delle discriminazioni di genere e della violenza, simbolica e reale contro le donne.
A distanza di trenta-quarantanni tuttavia poco è cambiato, anzi sembra essere tornate indietro se Loredana Lipperini ha sentito il bisogno di scrivere Ancora dalla parte delle bambine (2007), Lorella Zanardo Il corpo delle donne (2012). Pubblicità, fumetti e giochi continuano a presentare  modelli e ruoli di genere fortemente stereotipati e degradanti che condizionano il modo di pensare sé e gli altri, di costruire relazione affettive, di progettare il proprio percorso formativo e professionale, di stare nel mondo. Un milione di donne (e uomini amici) indignate sono scese in piazza il 13 febbraio 2011 per denunciare il degrado culturale e civile di una società che umilia le donne.
SeNonOraQuando oggi esprime preoccupazione per l'attacco perpetrato dall'associazione “Famiglie  numerose” al Corso promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Provincia “A proposito di genere”, rivolto a insegnanti della scuola dell’infanzia primaria. Con argomenti pretestuosi e infondati si accusa il corso di “distruzione della famiglia” e “quindi della società” e addirittura lo si accusa  di “usare i bambini per esperimenti”, laddove si parla di necessaria sperimentazione di metodi prima della loro adozione.
Il fatto che gruppi di donne e  istituzioni si attivino per contrastare immagini sessiste e lesive della dignità delle donne (vedi il progetto “Immagini amiche” promosso dall'UDI e le varie iniziative del Centro Donna e Centro antiviolenza del Comune di Venezia) è da considerarsi positivo. Solo una azione a più livelli può produrre cambiamenti significativi. Esprimiamo quindi apprezzamento e solidarietà alla Commissione Pari Opportunità della Provincia per l'iniziativa di formazione, nel solco delle raccomandazioni contenute nella  risoluzione del 12 marzo 2013 del Parlamento europeo per l'eliminazione degli stereotipi di genere nell'Unione Europea, che va a inserirsi nel più ampio percorso di sensibilizzazione delle istituzioni nazionali e dei cittadini sulle politiche di genere e sulle pari opportunità.
La risoluzione sottolinea come molti stereotipi continuino ad esistere in tutti i livelli della società ed in tutte le fasce d'età. Nei mezzi di informazione, nella comunicazione e nella pubblicità la discriminazione di genere continua a essere diffusa e favorisce la trasmissione degli stereotipi, in particolare rappresentando le donne come oggetti sessuali a fini di promozione commerciale, oppure unicamente nell'atto di svolgere attività domestiche e di cura dei figli.
I bambini entrano in contatto con gli stereotipi di genere molto precocemente, sia attraverso i modelli promossi dai programmi televisivi, videogiochi, pubblicità ed anche materiali didattici e programmi di istruzione, sia tramite atteggiamenti osservati a scuola, in famiglia e nella società, che influenzano la loro percezione del modo in cui dovrebbero comportarsi gli uomini e le donne, con ripercussioni sul resto della loro vita e sulle loro aspirazioni future.
La risoluzione inoltre “sottolinea l'importanza di promuovere la rappresentazione dell'immagine femminile rispettando la dignità delle donne e di combattere i persistenti stereotipi di genere, in particolare la prevalenza di immagini degradanti, nel pieno rispetto della libertà di espressione e della libertà di stampa” (art. 14);  la “necessità di predisporre specifici corsi di orientamento professionale nelle scuole primarie e secondarie e negli istituti di istruzione superiore, così da informare i giovani in merito alle conseguenze negative degli stereotipi di genere e incoraggiarli a intraprendere percorsi di studi e professioni che nel passato erano considerati tipicamente «maschili» o «femminili»” (art. 16); insiste sulla “necessità di elaborare politiche che pongano l'accento sulla decostruzione degli stereotipi di genere sin dalla più tenera età e sulla formazione di sensibilizzazione per gli insegnanti e gli studenti, e che favoriscano e sostengano la diversificazione delle carriere tanto per le ragazze quanto per i ragazzi” (art. 26).   
La recente legge 119 del 15 ottobre 2013 conosciuta come legge contro il femminicidio, all’art.4 comma c recita così “ promuovere un’adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, nell’ambito delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali per i licei e delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nella programmazione didattica curricolare ed extracurriculare delle scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo”.
SENONORAQUANDO? Venezia
Corso anti-sessismo 
della Provincia nelle scuole  
 Organizzato per i docenti di elementari e materne
 secondo l’associazione Famiglie Numerose è dannoso per i bimbi
di Carlo Mion
  • VENEZIA. La Provincia organizza al Gritti un corso per insegnanti su “la promozione di una cultura oltre agli stereotipi di genere”, relativi ai messaggi pubblicitari e all’uso che questi fanno degli stereotipi maschili e femminili. Ma questo corso suscita l’immediata reazione degli aderenti all’associazione Famiglie numerose, i quali gridano allo scandalo. Questo perché, secondo loro «nel corso promosso dalla Provincia di Venezia gli insegnanti saranno formati per esaminare le tendenze dei bambini fin dalle scuole materne e verificare a quale “genere” appartengono (maschio, femmina, gay, ecc). La chiamano teoria del Gender. Un modo per avviarsi alla distruzione della famiglia, e di conseguenza della società in cui viviamo».
    E quindi inviano un lettera di protesta alla presidente Francesca Zaccariotto. Al loro fianco si schiera anche il parroco di San Giovanni Evangelista che domenica ha distribuito il foglietto parrocchiale con allegata proprio la lettera inviata alla Zaccariotto. Peccato che il corso di formazione organizzato dalla commissione Pari opportunità della Provincia e promosso dalla Commissione europea e dal nostro Governo con l’orientamento sessuale dei bambini non c’entra nulla.
    «Basta andare sul sito della Commissione per capire di cosa si tratta», spiega Maria Elena Tomat presidente della commissione Pari opportunità. «In accordo con l’Ufficio scolastico cerchiamo di stimolare nei ragazzi, attraverso la formazione degli insegnanti, il senso critico dei ragazzi verso i messaggi pubblicitari che impiegano stereotipi di genere: all’immagine della donna viene accostata quella della valletta scosciata e muta, mentre a quella del maschio l’uomo elegante e intelligente. Per fare un esempio. Cerchiamo di far capire che anche le donne fanno lavori importanti».
    «Il progetto è stato sviluppato nell’arco di due anni scolastici a partire dal 2011, con un buon riscontro e seguito. Far discutere sull’uso del corpo sia maschile sia femminile nella pubblicità, ha fatto riflettere gli alunni delle nostre scuole su questo tema che ha un enorme impatto e diffusione, proprio perché abbinato a finalità commerciali», sottolinea dal canto suo il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto. «Il tema della pubblicità, dell’immagine della donna, ma oggi anche dell’uomo, può costituire un ambito di riflessione utile e interessante. Soprattutto se confrontato con la pluralità di ruoli che oggi sia gli uomini che le donne sono chiamati a svolgere nelle nostre comunità, dalla famiglia, al lavoro, all’impegno associazionistico o politico. Il lavoro della commissione provinciale dal prossimo anno scolastico coinvolgerà anche le scuole superiori con un progetto che mira a far inventare, anche graficamente, un messaggio sull’orientamento scolastico e le scelte di formazione superiore e di carriera scolastica per promuoverle in modo paritario fra le ragazze e i ragazzi».    la Nuova di Venezia   

     
«In malafede chi contesta il corso anti sessismo»
La polemica sollevata dall’assocazione Famiglie Numerose contro la Provincia 
Maria Elena Tomat: «Sono incredula, abbiamo seguito indirizzi europei»
·          corso stereotipi di genere provincia



di Carlo Mion
Incredulità e sconcerto per la presa di posizione dell’associazione Famiglie Numerose che ha criticato aspramente il corso di formazione organizzato al Gritti dalla commissione Pari opportunità della Provincia su “stereotipi di genere”. E mentre Maria Elena Tomat, presidente della commissione, si dice sconcertata, don Giovanni, parroco della chiesa di San Giovanni Evangelista di Mestre, precisa che lui ha pubblicato la lettera dell’associazione senza entrare troppo nei contenuti ma solo per mettere in guardia i genitori. La polemica è scoppiata sul fatto che la Provincia ha organizzato un corso per educatori e insegnanti di scuola elementare materna per affrontare con i bambini il tema degli “stereotipi di genere”, cioè su come vengono utilizzate le figure maschile e femminile nella pubblicità. In sostanza far capire ai ragazzi che l’immagine della donna muta che fa la valletta e del maschio intelligente che svolge un lavoro impegnativo sono appunto degli stereotipi perché nella realtà esistono donne che svolgono lavori importanti per la società e rischiosi quanto quelli degli uomini.
Ma a quanto pare il tema del corso non viene compreso dagli aderenti dell’associazione Famiglie Numerose che insorgono. Marco Del Pra, uno dei soci, scrive una lettera al presidente Francesca Zaccariotto. Nella lettera è sottolineato: «Nel corso promosso dalla Provincia di Venezia gli insegnanti saranno formati per esaminare le tendenze dei bambini fin dalle scuole materne e verificare a quale "genere" appartengono (maschio, femmina, gay, ecc). La chiamano teoria del Gender. Un modo per avviarsi alla distruzione della famiglia, e di conseguenza della società in cui viviamo».
«Manifesto la mia incredulità e il mio sdegno. È veramente singolare che si debba rendere conto di una programmazione basata su documenti di indirizzo del Miur, del Ministero per le Pari opportunità, del Parlamento Europeo, del Consiglio d'Europa e della Cedaw», sottolinea la presidente della commissione Pari Opportunità, Maria Elena Tomat. 
«I progetti della Commissione, così come tutta la documentazione relativa, 
sono da sempre consultabili sul sito provinciale e rispondono a criteri di trasparenza. Nulla è mai stato fatto di nascosto. Chi vi ha voluto rilevare tematiche o modalità diverse da quelle effettuate e dichiarate, lo ha fatto evidentemente sulla base di un pregiudizio o in malafede», ribadisce la presidente. «Il mio auspicio è che le insegnanti che stanno seguendo il corso di formazione proposto possano lavorare in totale serenità, senza 
essere coinvolte in polemiche pretestuoso che non possono che recare danno alla scuola e i ragazzi». 
                                                                    

                                                                                            




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