Stereotipi di genere e femminicidi
Erano gli anni Settanta quando
Elena Gianini Bellotti pubblicò il libro Dalla parte delle bambine: osservando bambini e bambine dagli 0 ai 6
anni, dimostrava come fossero condizionamenti culturali, non fattori innati, a
spingerli ad assumere atteggiamenti e prediligere modelli e ruoli di
genere. Si cercò in quegli anni di
adottare pratiche educative volte, non tanto di annullare le differenze, ma ad
evitare che fossero dettate da stereotipi, retaggi culturali patriarcali basati
su differenze oppositive quali
attività/passività, aggressività/remissione, dominio/seduzione,
ragione/sentimenti e via di seguito, dove il secondo elemento, attribuito al
femminile, è sminuito di valore. Basta macchinette e pistole per i maschi,
bambolotti e pentoline per le femmine; basta fiabe con principi e belle
addormentate, liberi entrambi di esplorare il mondo e le proprie inclinazioni
con uguali stimoli. Il movimento delle donne procedeva in quegli stessi anni,
con la pratica dell'autocoscienza e la mobilitazione politica, alla critica
degli stereotipi interiorizzati, delle immagini sessiste, dei modelli
socialmente imposti come base delle discriminazioni di genere e della violenza,
simbolica e reale contro le donne.
A distanza di trenta-quarantanni
tuttavia poco è cambiato, anzi sembra essere tornate indietro se Loredana
Lipperini ha sentito il bisogno di scrivere Ancora dalla parte delle bambine
(2007), Lorella Zanardo Il corpo delle donne (2012). Pubblicità,
fumetti e giochi continuano a presentare
modelli e ruoli di genere fortemente stereotipati e degradanti che
condizionano il modo di pensare sé e gli altri, di costruire relazione
affettive, di progettare il proprio percorso formativo e professionale, di
stare nel mondo. Un milione di donne (e uomini amici) indignate sono scese in
piazza il 13 febbraio 2011 per denunciare il degrado culturale e civile di una
società che umilia le donne.
SeNonOraQuando oggi esprime
preoccupazione per l'attacco perpetrato dall'associazione “Famiglie numerose” al Corso promosso dalla Commissione
Pari Opportunità della Provincia “A proposito di genere”, rivolto a insegnanti della
scuola dell’infanzia primaria. Con argomenti pretestuosi e infondati si accusa
il corso di “distruzione della famiglia” e “quindi della società” e addirittura
lo si accusa di “usare i bambini per
esperimenti”, laddove si parla di necessaria sperimentazione di metodi prima
della loro adozione.
Il fatto che gruppi di donne
e istituzioni si attivino per
contrastare immagini sessiste e lesive della dignità delle donne (vedi il
progetto “Immagini amiche” promosso dall'UDI e le varie iniziative del Centro
Donna e Centro antiviolenza del Comune di Venezia) è da considerarsi positivo.
Solo una azione a più livelli può produrre cambiamenti significativi.
Esprimiamo quindi apprezzamento e solidarietà alla Commissione Pari Opportunità
della Provincia per l'iniziativa di formazione, nel solco delle raccomandazioni
contenute nella risoluzione del 12 marzo
2013 del Parlamento europeo per l'eliminazione degli stereotipi di genere
nell'Unione Europea, che va a inserirsi nel più ampio percorso di
sensibilizzazione delle istituzioni nazionali e dei cittadini sulle politiche
di genere e sulle pari opportunità.
La risoluzione sottolinea come
molti stereotipi continuino ad esistere in tutti i livelli della società ed in
tutte le fasce d'età. Nei mezzi di informazione, nella comunicazione e nella
pubblicità la discriminazione di genere continua a essere diffusa e favorisce
la trasmissione degli stereotipi, in particolare rappresentando le donne come
oggetti sessuali a fini di promozione commerciale, oppure unicamente nell'atto
di svolgere attività domestiche e di cura dei figli.
I bambini entrano in contatto con gli stereotipi
di genere molto precocemente, sia attraverso i modelli promossi dai programmi
televisivi, videogiochi, pubblicità ed anche materiali didattici e programmi di
istruzione, sia tramite atteggiamenti osservati a scuola, in famiglia e nella
società, che influenzano la loro percezione del modo in cui dovrebbero
comportarsi gli uomini e le donne, con ripercussioni sul resto della loro vita
e sulle loro aspirazioni future.
La risoluzione inoltre “sottolinea l'importanza
di promuovere la rappresentazione dell'immagine femminile rispettando la
dignità delle donne e di combattere i persistenti stereotipi di genere, in
particolare la prevalenza di immagini degradanti, nel pieno rispetto della
libertà di espressione e della libertà di stampa” (art. 14); la “necessità di predisporre specifici corsi
di orientamento professionale nelle scuole primarie e secondarie e negli
istituti di istruzione superiore, così da informare i giovani in merito alle
conseguenze negative degli stereotipi di genere e incoraggiarli a intraprendere
percorsi di studi e professioni che nel passato erano considerati tipicamente
«maschili» o «femminili»” (art. 16); insiste sulla “necessità di elaborare
politiche che pongano l'accento sulla decostruzione degli stereotipi di genere
sin dalla più tenera età e sulla formazione di sensibilizzazione per gli
insegnanti e gli studenti, e che favoriscano e sostengano la diversificazione
delle carriere tanto per le ragazze quanto per i ragazzi” (art. 26).
La recente legge 119 del 15 ottobre 2013
conosciuta come legge contro il femminicidio, all’art.4 comma c recita così “
promuovere un’adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e
contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, nell’ambito
delle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del
primo ciclo di istruzione, delle indicazioni nazionali per i licei e delle
linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nella programmazione
didattica curricolare ed extracurriculare delle scuole di ogni ordine e grado,
la sensibilizzazione, l’informazione e la formazione degli studenti al fine di
prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere,
anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo”.
SENONORAQUANDO? Venezia
Corso anti-sessismo
della Provincia nelle scuole
Organizzato per i docenti di elementari e materne
della Provincia nelle scuole
Organizzato per i docenti di elementari e materne
secondo l’associazione
Famiglie Numerose è dannoso per i bimbi
di Carlo Mion
- VENEZIA. La Provincia organizza al Gritti un corso per insegnanti su “la promozione di una cultura oltre agli stereotipi di genere”, relativi ai messaggi pubblicitari e all’uso che questi fanno degli stereotipi maschili e femminili. Ma questo corso suscita l’immediata reazione degli aderenti all’associazione Famiglie numerose, i quali gridano allo scandalo. Questo perché, secondo loro «nel corso promosso dalla Provincia di Venezia gli insegnanti saranno formati per esaminare le tendenze dei bambini fin dalle scuole materne e verificare a quale “genere” appartengono (maschio, femmina, gay, ecc). La chiamano teoria del Gender. Un modo per avviarsi alla distruzione della famiglia, e di conseguenza della società in cui viviamo».E quindi inviano un lettera di protesta alla presidente Francesca Zaccariotto. Al loro fianco si schiera anche il parroco di San Giovanni Evangelista che domenica ha distribuito il foglietto parrocchiale con allegata proprio la lettera inviata alla Zaccariotto. Peccato che il corso di formazione organizzato dalla commissione Pari opportunità della Provincia e promosso dalla Commissione europea e dal nostro Governo con l’orientamento sessuale dei bambini non c’entra nulla.«Basta andare sul sito della Commissione per capire di cosa si tratta», spiega Maria Elena Tomat presidente della commissione Pari opportunità. «In accordo con l’Ufficio scolastico cerchiamo di stimolare nei ragazzi, attraverso la formazione degli insegnanti, il senso critico dei ragazzi verso i messaggi pubblicitari che impiegano stereotipi di genere: all’immagine della donna viene accostata quella della valletta scosciata e muta, mentre a quella del maschio l’uomo elegante e intelligente. Per fare un esempio. Cerchiamo di far capire che anche le donne fanno lavori importanti».«Il progetto è stato sviluppato nell’arco di due anni scolastici a partire dal 2011, con un buon riscontro e seguito. Far discutere sull’uso del corpo sia maschile sia femminile nella pubblicità, ha fatto riflettere gli alunni delle nostre scuole su questo tema che ha un enorme impatto e diffusione, proprio perché abbinato a finalità commerciali», sottolinea dal canto suo il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto. «Il tema della pubblicità, dell’immagine della donna, ma oggi anche dell’uomo, può costituire un ambito di riflessione utile e interessante. Soprattutto se confrontato con la pluralità di ruoli che oggi sia gli uomini che le donne sono chiamati a svolgere nelle nostre comunità, dalla famiglia, al lavoro, all’impegno associazionistico o politico. Il lavoro della commissione provinciale dal prossimo anno scolastico coinvolgerà anche le scuole superiori con un progetto che mira a far inventare, anche graficamente, un messaggio sull’orientamento scolastico e le scelte di formazione superiore e di carriera scolastica per promuoverle in modo paritario fra le ragazze e i ragazzi». la Nuova di Venezia
«In malafede chi contesta il
corso anti sessismo»
La polemica sollevata dall’assocazione Famiglie Numerose contro la
Provincia
Maria Elena Tomat: «Sono incredula, abbiamo seguito indirizzi
europei»
·
corso stereotipi di genere provincia
di Carlo Mion
Incredulità e sconcerto per la presa di posizione dell’associazione
Famiglie Numerose che ha criticato aspramente il corso di formazione
organizzato al Gritti dalla commissione Pari opportunità della Provincia su
“stereotipi di genere”. E mentre Maria Elena Tomat, presidente della
commissione, si dice sconcertata, don Giovanni, parroco della chiesa di San
Giovanni Evangelista di Mestre, precisa che lui ha pubblicato la lettera
dell’associazione senza entrare troppo nei contenuti ma solo per mettere in guardia
i genitori. La polemica è scoppiata sul fatto che la Provincia ha organizzato
un corso per educatori e insegnanti di scuola elementare materna per affrontare
con i bambini il tema degli “stereotipi di genere”, cioè su come vengono
utilizzate le figure maschile e femminile nella pubblicità. In sostanza far
capire ai ragazzi che l’immagine della donna muta che fa la valletta e del
maschio intelligente che svolge un lavoro impegnativo sono appunto degli
stereotipi perché nella realtà esistono donne che svolgono lavori importanti
per la società e rischiosi quanto quelli degli uomini.
Ma a quanto pare il tema del corso non viene compreso dagli aderenti
dell’associazione Famiglie Numerose che insorgono. Marco Del Pra, uno dei soci,
scrive una lettera al presidente Francesca Zaccariotto. Nella lettera è
sottolineato: «Nel corso promosso dalla Provincia di Venezia gli insegnanti
saranno formati per esaminare le tendenze dei bambini fin dalle scuole materne
e verificare a quale "genere" appartengono (maschio, femmina, gay,
ecc). La chiamano teoria del Gender. Un modo per avviarsi alla distruzione
della famiglia, e di conseguenza della società in cui viviamo».
«Manifesto la mia incredulità e il mio sdegno. È veramente singolare che si
debba rendere conto di una programmazione basata su documenti di indirizzo del
Miur, del Ministero per le Pari opportunità, del Parlamento Europeo, del
Consiglio d'Europa e della Cedaw», sottolinea la presidente della commissione
Pari Opportunità, Maria Elena Tomat.
«I progetti della Commissione, così come tutta la documentazione relativa,
sono da sempre consultabili sul sito provinciale e rispondono a criteri di trasparenza. Nulla è mai stato fatto di nascosto. Chi vi ha voluto rilevare tematiche o modalità diverse da quelle effettuate e dichiarate, lo ha fatto evidentemente sulla base di un pregiudizio o in malafede», ribadisce la presidente. «Il mio auspicio è che le insegnanti che stanno seguendo il corso di formazione proposto possano lavorare in totale serenità, senza
«I progetti della Commissione, così come tutta la documentazione relativa,
sono da sempre consultabili sul sito provinciale e rispondono a criteri di trasparenza. Nulla è mai stato fatto di nascosto. Chi vi ha voluto rilevare tematiche o modalità diverse da quelle effettuate e dichiarate, lo ha fatto evidentemente sulla base di un pregiudizio o in malafede», ribadisce la presidente. «Il mio auspicio è che le insegnanti che stanno seguendo il corso di formazione proposto possano lavorare in totale serenità, senza
essere coinvolte
in polemiche pretestuoso che non possono che recare danno alla scuola e i
ragazzi».
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