PRIMO RISULTATO DELLA
MOBILITAZIONE DELLE DONNE IN REGIONE : BOCCIATI EMENDAMENTO E REGOLAMENTO
IO DECIDO SUL MIO CORPO SULLA MIA
VITA SEMPRE !
E’ stato detto NO ad una proposta
che ci avrebbe rimandato indietro di 40 anni,
al ’74, quando dopo l’istituzione
dei Consultori Familiari iniziò e si ampliò sempre più un processo di
disinformazione che voleva i consultori segnati
ideologicamente e connotati come “ i luoghi dell’aborto”, in cui le donne
avrebbero trovato la strada spianata per le interruzioni volontarie di
gravidanza.
I fatti, hanno dimostrato il
contrario.
IL 27.07.2012 VIENE APPROVATA LA
LEGGE REGIONALE DEL VENETO N° 27 “ DISCIPLINARE LE INIZIATIVE
DI PROMOZIONE DEI DIRITTI ETICI E DELLA VITA NELLE STRUTTURE SANITARIE E
SOCIO-SANITARIE” .
IL 25.03.2014 LA GIUNTA REGIONALE INVIA LA PROPRIA PROPOSTA DI REGOLAMENTO REGIONALE RECANTE LE DISPOSIZIONI ATTUATIVE ALLA COMPETENTE COMMISSIONE CONSILIARE PER IL PARERE.
La proposta della Giunta
Regionale prevede che la diffusione e la divulgazione dell’informazione sui
diritti etici e della vita avvengano per mezzo di documentazione collocata in
un luogo di alta visibilità nei consultori familiari e nelle strutture
sanitarie e socio-sanitarie e che il materiale sia esposto unicamente dal
personale della struttura. Non è consentito alle associazioni di volontari
interloquire direttamente all’interno delle strutture pubbliche con le persone
utenti del servizio.
La proposta di modifica al
Regolamento ( Emendamento) presentata
dal presidente Padrin prevede che spazi idonei nei punti di accesso principale
delle strutture sanitarie vengano messi a disposizione dei volontari per la
diffusione e la divulgazione dell’informazione della propria Associazione in
tema di questioni etiche e della vita. Viene così cancellato il Comma 3
dell’art. 5 sul divieto per i volontari di interloquire con le / gli utenti .
SENONORAQUANDO
VENETO ha invitato alla mobilitazione e indetto un presidio il 29 maggio scorso
davanti alla sede della Regione in occasione dell’audizione presso la
V Commissione Consiliare.
Sono
state fondamentali le adesioni : Consulta delle Cittadine Comune di
Venezia- CGIL VENETO – CGIL VENEZIA –
SPI CGIL VENETO - SPI CGIL VENEZIA - Gruppo
EMERGENCY VENEZIA - TELEFONO ROSA sez. Treviso -
AIDM Associazione Italiana Donne Medico sez. Treviso – Coordinamento LGBT Treviso –
Questione di Genere di Treviso –
U.D.U. Venezia - Circolo UAAR di Venezia - CVZ
Comitato Violenza Zero San Donà
di Piave – Associazione Gruppo Donne Preganziol – IL MELOGRANO Centro informazione maternità e nascita
Treviso - SNOQ TRENTINO – SNOQ BOLZANO
Nello stesso pomeriggio ci sono state due audizioni su questo tema, che ha visto impegnate le donne di SENONORAQUANDO Veneto e della Consulta delle Cittadine del Comune di Venezia; audizioni che hanno aperto il dibattito all’interno della V Commissione.
L’emendamento
proposto ha visto la maggioranza dei voti contrari e la proposta della Giunta
ha visto la V Commissione
divisa a metà tra favorevoli e contrari.
Non
è stato approvato
l’emendamento che, con la presenza di volontari nelle strutture pubbliche e nei
Consultori autorizzati a svolgere attività inerenti la diffusione e la
divulgazione dell’informazione in tema di questioni etiche e della vita, lo
ribadiamo, metteva in discussione la capacità degli operatori, l’efficacia del
loro intervento e la loro formazione in questo campo; soprattutto, metteva in
discussione l’autorevolezza delle persone rispetto alle proprie scelte di vita.
Le
argomentazioni di SENONORAQUANDO Veneto sono state presentate dalla dott.ssa
Gigliola Tessari, ginecologa e psicoterapeuta che, per la sua attività trentennale
nel Consultorio Familiare di Vittorio Veneto, ha conoscenza diretta del
funzionamento dei servizi e del ruolo degli operatori.
Gli operatori delle strutture sanitarie e
sociosanitarie svolgono il loro intervento nel rispetto dei principi etici e
delle convinzioni personali degli utenti prescindendo dai propri orientamenti
personali; il ruolo dell’informazione viene situato in una relazione
operatore/utente tale da permettere un processo di elaborazione della
richiesta, per arrivare ad un consenso informato.
I
Consultori insieme alle altre strutture sociosanitarie hanno dimostrato di essere i luoghi della
prevenzione, proprio per le interruzioni volontarie di gravidanza e la tutela
sociale della maternità;
i
dati nazionali sul calo costante del ricorso alle I.V.G., la bassa percentuale
di abortività tra le giovani parlano chiaro anche del lavoro capillare di
informazione nel territorio e di
educazione nelle scuole.
Per
arrivare a questo l’operatore deve lavorare “ senza memoria e senza desiderio”.
Al centro deve essere posta la persona che si presenta con le sue fragilità e
criticità, nei vari momenti della sua vita: gravidanza, contraccezione,
malattia, vecchiaia…; la complessità che ogni situazione presenta deve poter
essere accolta in un clima di ascolto e di fiducia.
SENONORAQUANDO VENETO
Mestre 30
maggio 2014
*AUDIZIONE DI SNOQ VENETO:
*AUDIZIONE DI SNOQ VENETO:
Spettabile Commissione, siamo qui in rappresentanza dei Comitati SNOQ del Veneto: Simonetta Luciani SNOQ Venezia, Aurora Munarin SNOQ Mogliano Veneto; io sono Gigliola Tessari SNOQ Vittorio Veneto. Sono stata delegata a presentare le argomentazioni di SNOQ Veneto come ginecologa e psicoterapeuta che, per la sua attività trentennale nel Consultorio Familiare di Vittorio Veneto, ha conoscenza diretta dell’operatività dei servizi e della funzione degli operatori pubblici.... vedi il documento clicca il link:
*AUDIZIONE DELLA CONSULTA DELLE CITTADINE
- FRANCA MARCOMIN
Intervento di Franca Marcomin il 29/5/14 in V Commissione consiliare della Regione.
Vi ringrazio dell'audizione della Consulta delle Cittadine e vi porto i saluti della Presidente Maria Teresa Menotto, che non è potuta intervenire oggi. Siamo un organismo di partecipazione del Comune di Venezia formata dalle rappresentanti di circa trenta Associazioni di donne del territorio. Molte donne delle Associazioni sono oggi fuori a manifestare contro la proposta di modifica del Regolamento presentato dalla Giunta della legge regionale N. 27 del 2012 proposta dalla vostra commissione.
Noi siamo contro questa modifica perchè la Legge dello Stato N. 194 del 1978 sulla Tutela della maternità è a nostro avviso una buona legge che permette l'obiezione di coscienza al personale medico e di assistenza diretta per le interruzioni di gravidanza, e già contiene la possibilità di poter fornire informazioni da parte di associazioni di volontariato in aiuto alle maternità difficili...
vedi il documento clicca il link: https://docs.google.com/document/d/12gvWPn_einHEI0c2upx
ECCO IL RESOCONTO DELLA REGIONE
Volontari negli atrii, regolamento respinto
29 maggio 2014 - Resta per ora inapplicata la legge che autorizza la presenza delle associazioni che promuovono i diritti etici nelle strutture ospedaliere e nei consultori. La commissione Sanità, chiamata a pronunciarsi sulla proposta di regolamento attuativo, non ha espresso parere favorevole né alla proposta di regolamento fatta dalla Giunta, che consente la sola divulgazione di materiale informativo in apposite bacheche, né alla proposta elaborata dal presidente della commissione Leonardo Padrin, che voleva autorizzare anche la presenza e l’attività dei volontari delle associazioni nelle strutture sanitarie, circoscrivendola solo agli spazi di accesso (atriii e corridoi)...vedi il documento clicca il link:
IL Mattino di Padova 29.05.2014
Antibortisti nei consultori: sit-in delle donne
Oggi la commissione sanità discute l’emendamento di Padrin:
protesta davanti a palazzo Ferro-Fini
VENEZIA. In Regione si riapre un capitolo sensibile, che investe la
bioetica, il rispetto della legge che regola l’interruzione della gravidanza e
la politica contraccettiva. Oggi il movimento delle donne Senonoraquando, che
raggruppa varie associazioni venete di genere, manifesterà davanti a Palazzo
Ferro-Fini in concomitanza con la riunione della commissione sanità il cui
presidente, Leonardo Padrin (Fi) è autore di un emendamento al regolamento in
discussione che autorizza, tra gli altri, i rappresentanti del Movimento per la
vita - la principale organizzazione anti-abortista - a presenziare fisicamente
nei consultori familiari e nelle strutture sanitarie, con diffusione e
divulgazione di materiale informativo e facoltà di interloquire con le persone
utenti di servizio (eventualità, questa, proibita dal testo di legge
originale). Le donne militanti chiedono a gran voce la bocciatura di questa
proposta: «Riteniamo che davanti a scelte di implicazioni etiche, cui la legge
richiama, il giudizio debba essere sospeso e le donne e gli uomini debbano
essere lasciati liberi nelle loro scelte consapevoli», afferma una nota di
Senonoraquando «la presenza di volontari di qualsiasi associazione nella
struttura pubblica è ingiustificata e irrispettosa della serenità operativa in
un luogo di salute ed è inequivocabilmente un mezzo di pressione psicologica
contraria alla libera scelta ed all’autodeterminazione delle donne». Tant’è. Le
associazioni manifesteranno con un presidio davanti alla sede del Consiglio
regionale a partire dalla 15.30 e in seguito una delegazione sarà ricevuta dai
commissari. Sostegno all’iniziativa anche da parte della Cgil, che parteciperà
alla protesta: «L’emendamento Padrin», sostiene una nota diffusa dal sindacato
è irricevibile. A fronte di un complesso confronto politico oggi, con scarso
senso di responsabilità, qualcuno punta a reintrodurre, in piena violazione
della libertà di scelta delle persone e prima di tutto delle donne, in spregio
al diritto alla privacy e al concetto di laicità che deve sempre caratterizzare
i soggetti preposti all’erogazione di un pubblico servizio, a maggior ragione
quando ci si trova di fronte alla decisione,
Veneto – Respinto l’emendamento che avrebbe dato più spazio alle associazioni antiabortiste negli ospedali e nei consultori
Non saremo mai come volete voi!
30 / 5 / 2014
Bocciatura sia per il testo del
centrodestra sproporzionatamente a favore dei volontari prolife, sia
per la proposta della giunta che avrebbe voluto
mettere a disposizione bacheche (dis?)informative.
Resta allora in vigore il regolamento della legge 27 per “disciplinare
le iniziative di promozione dei diritti etici e della vita nelle strutture
sanitari”. Cosa possiamo dire? A nostro parere di
sicuro questa è una vittoria di coloro che hanno avuto
sguardo attento e si sono prodigati per denunciare la gravità di quanto stava
per accadere. Pericolo scampato? Se guardiamo le condizioni attuali, il
Veneto è la regione dove la
percentuale dei medici obiettori arriva ad oltre l’80%. I movimenti per la vita
si sono finora più volte ritrovati per preghiere lunghe giornate intere
davanti agli ospedali, con cartelloni dalle scritte inquietanti,
rosari, crocifissi, immagini perturbanti di feti morti
e bambolotti in braccio. Certo che è meglio che non esista una legittimazione
ufficiale che permetta loro di parlare con gli/le utenti, ma è indiscutibile
che i loro messaggi, anche se venisse rispettato il divieto di interloquire,
possano produrre effetti devastanti giungendo alla voluta destinazione: donne,
in particolare. Donne che per i più svariati motivi decidono
di non portare avanti una gravidanza, e che si consegnano alle cure sanitarie
che dovrebbero garantire sicurezza, accessibilità, rispetto,
riservatezza, laicità, sospensione del giudizio e diritti. L’autodeterminazione
di ciascuno, e delle donne nello specifico caso, va salvaguardata, così come la
libertà di scelta e la possibilità di decidere sul proprio corpo e sulla
propria vita. Il corpo delle donne! E’ vero che sembra
assurdo usare ancora queste parole, eppure bisogna, perché non è una
questione superata: in nome delle donne e sui loro corpi troppo spesso
viene esercitato quel senso di superiorità morale che dice “vi tutelo, a costo
di togliervi l’autodeterminazione”, viene imposta una visione manichea (sante e
puttane), buone solo se votate alla prole, buone solo
se preservano "lo scopo per cui son nate", cattive altrimenti.
Cattive se abortiscono, cattive se vogliono vivere liberamente i propri
desideri, cattive se sono irriverenti, se scendono in piazza a protestare, se
vestono come “non si conviene”, indecorosamente… Vittime o colpevoli.
Ecco il backgraund culturale che accompagna quella che è la presenza degli
integralisti presso le strutture sanitarie: rimproverare, salvare, indurre,
giudicare, dire cosa è bene e cosa è male, condannare,
limitare la libertà. Discriminare, attribuendo all’uno o all’altro sesso (per
non parlare di tutte le sfumature di genere negate e ritenute innaturali!)
ruoli, comportamenti, mansioni, atteggiamenti, diritti e doveri già scritti e
definiti. Controllare, disciplinare.
Il campo di battaglia non è quindi pacificato: il valore della vita
per noi è un’altra cosa. Vita è non essere massacrate/i dalla crisi,
dalla mancanza di reddito, da condizioni di lavoro non dignitose e non sicure,
dall’inadeguatezza dei servizi, è avere il diritto di spostarsi nel mondo e per il mondo, è accogliere le differenze come
fonte di ricchezza, è poter avere un tetto, è non inchinarsi davanti a nessun
padrone, è non sottostare ad alcun ricatto, è il continuo aspirare alla
libertà e alla felicità condivisa.
Non saremo mai come volete voi.
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